L’antica cittadina di Nola fu fondata dagli Etruschi nel VII secolo a.C.  con il nome di “Hyria” . Sotto il loro dominio  , nel 400 , la città divenne la capitale della Confederazione Campana, raggiungendo  un elevato livello di ricchezza e lusso,.

Divenuta per le sue terre fertili un  obiettivo dei tanti popoli circostanti campani ma sopratutto di quello sannito ,quando poi venne da questi   conquistata  e da loro  ricostruita, venne  chiamata  “Nuvla” ossia la città nuova per distinguerla  appunto dalla vecchia città,  andata nel frattempo  distrutta da eruzioni e alcune calamità naturali.

Nelle battaglie contro i sanniti , la vide spesso  presente al fianco dei romani  in un alternarsi di rivalità e amicizia. La loro alleanza fu benefica per entrambe ed i nolani furono  fedelissimi a Roma finché non videro ad un certo punto  diminuire la loro autonomia. Fu in quel momento che i nolani, alleati con gli Italici, si rivoltarono contro il potere romano ma, dopo dieci anni di resistenza,  furono purtroppo costretti ad arrendersi ed  essere conquistati.

Sotto il dominio romano ebbe un momento di grande splendore sotto l ‘Imperatore Ottaviano Augusto  ottenendo la dignità senatoriale (S.P.Q.N.). Alla morte del primo Imperatore romano, avvenuta proprio a Nola  la città purtroppo entrando in una fase di  lenta decadenza, si trasformò poco alla volta da centro del commercio a cittadina prevalentemente agricola.

Fin dal III Secolo fu comunque uno dei centri di maggior importanza religiosa, essendo sede episcopale di San Felice  e successivamente come vedremo anche di  San Paolino , entrambi vescovi di Nola. .

Nel 410 subì il saccheggio dei Goti di Alarico che, tra gli altri, fecero prigioniero il Vescovo Paolino, mentre successivamente fu  devastata prima dai Vandali e poi dai Longobardi entrando in un periodo caratterizzato da continue invasioni e numerose guerre che portarono solo dolori e sofferenze al popolo (la città non fu risparmiata neppure dalle euzioni del Vesuvio  che la rase quasi al suolo )  .

Fu infatti espugnata prima dagli Svevi  e poi dagli Angioini che la concessero in feudo a Guido di Monfort , investito del titolo di Conte di Nola.

Alla morte del Conte, nel 1290, non essendoci eredi, la contea passò al genero di Monfort, Romano Orsini  con il quale ebbe inizio la Signoria degli Orsini che dominò fino al 1528, per ben 238 anni. In questo periodo Nola torna al suo antico splendore vivendo uno dei periodi di maggiore lustro della sua storia.

Ancora oggi possiamo ammirare nel  centro storico di Nola uno dei simboli dello splendore di quei tempi . La Reggia Orsini , un palazzo – fortezza che affaccia sulla piazza dedicata a Giordano Bruno , è infatti , oggi collocabile , tra uno dei più significativi monumenti del Medioevo . Esso fu  fatto edificare nel 1460-70 dal conte Orso Orsini e  dal l 1994  è sede del tribunale di Nola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.B. Filippo Bruno , considerato uno dei più grandi filosofi del Rinascimento italiano è nato a Nola nel 1548, Egli assunse il nome di Giordano una volta entrato nell’ordine dei frati domenicani. Le sue idee poco ortodosse lo costrinsero a lasciare l’Italia vagando in diverse corti europee, soggiornando dapprima a Parigi e successivamente a Londra. Dopo essere rientrato a Venezia, viene denunciato all’Inquisizione e nel 1600 condannato al rogo a Campo dei Fiori, a Roma, dove ancora oggi sorge una sua statua commemorativa con lo sguardo puntato verso il Vaticano. Il processo si svolse nell’arco di una mattinata e non furono molti ad assistere alla sua esecuzione. Pur avendo trascorso otto anni in carcere  , in cui fu torturato per commissione dell’Inquisizione, Bruno non rinnegò mai le sue idee, giudicate esoteriche perché parlavano di magia e mondi paralleli.

La statua a lui dedicata a Nola , opera dello scultore Raffaele De Crescenzo è collocata  al centro della piazza principale ( piazza Duomo )  situata tra la cattedrale ed il Municipio .

Bruno Giordano insieme allo storiografo  Ambrogio Leone sono due delle  figure più importanti legate a questa città .

Dopo la dinastia Orsini, con il trattato di Cateau Cambresis, Nola passò sotto  il dominio spagnolo, che pur privando della libertà la città, ne favorì la rinascita culturale.

Durante la rivolta di Masaniello rimase fedele agli Spagnoli, ma nel 1700 venne colpita da una grave crisi economica e culturale fino a che, sotto il regno di Carlo di Borbone , l’arrivo in città del Vescovo Troiano Caracciolo del Sole diede vita al nuovo Seminario Diocesano, che risollevò nuovamente le sorti della città.

Da Nola, possiamo dire che nel 1820, partirono i Moti Carbonari grazie all’opera dei luogotenenti  Michele Morelli , Giuseppe Silvati  e del prete nolano Minichini, che guidarono gli insorti per chiedere al Re del Regno delle due Sicilie,  Ferdinando I , la concessione di una nuova carte costituzionale e l’adozione di un parlamento.

Nel 1860, un gruppo di garibaldini, con a capo il generale Pinelli, uccise 232 nolani, tra cui il figlio del sindaco, poiché non volevano rinnegare il loro re borbonico per assoggettarsi a quello sabaudo .   Inoltre, incendiarono il duomo dell’omonima città.

Un’altra pagina di storia volutamente dimenticata ed insabbiata dallo stato italiano che vide Nola pagare in termini di vite umane un caro tributo  all’unità ( o meglio conquista ) voluta dai savoia.  In quel periodo nel nolano ,  il fenomeno del brigantaggio e resistenza alle truppe savoiarde che volevano conquistare la terra dei borboni , era molto forte e cresciuto a dismisura .

Venne quindi inviato in zona , per “risolvere il problema ” il generale Pinelli soprannominato ” lo spietato ” .Questi una volta rastrellato 231 uomini innocenti fino a prova contraria perchè  senza nessuna accusa o prova , decise di  fucilarli  in forma sommaria  e senza alcun processo nella piazza principale di Nola

Nola fu così purtroppo teatro, di una delle pagine , oggi dimenticate , più brutte della cosidetta Unità d’Italia.

Per conculdere queste poche note di  storia dobbiamo necessariamente anche ricordare purtroppo la starge compiuta dai nazisti L’11 settembre del 1943  nota come l’eccidio di Nola  , Una strage  In seguito  alla quale dopo l’uccisione di un soldato tedesco, vennero brutalmente trucidati 11 ufficiali italiani, 1 soldato semplice ed un giovanissimo studente nolano.

Nola è anche conosciuta come la città dei Gigli” per la millenaria tradizionale Festa dei Gigli , dedicata a San Paolino ,  che si tiene ogni anno il  22 giugno e vede coinvolta in una grande e accolta festa l’intera comunità .Il programma dei festeggiamenti è infatti articolato e inizia molto tempo prima della Domenica della Festa secondo un copione ben preciso che vede coinvolta l’intera comunità, le corporazioni e i comitati che hanno precise regole e obblighi da rispettare affinché la festa riesca con successo.

Protagonisti assoluti di questa festa sono i gigli con i quali , come vedremo, il  popolo nolano accolse San Paolino  al suo rientro dalla  prigionia saracena  e lo scortò fino alla sede vescovile . Nel tempo i gigli  sono divenuti 8 grandi obelischi piramidali  costituiti da un’impalcatura in legno e ricoperti da decorazioni in cartapesta e stucchi, realizzati dagli artigiani del luogo. È presente anche uno più piccolo, sormontato da una barca che simboleggia il mezzo con cui San Paolino ritornò a casa . I Gigli e la Barca attraversano i vicoli del centro storico ed una banda, posta al di sopra, suona  brani originali e reinterpretazioni della musica tradizionale italiana e napoletana . Ogni giglio è accompagnato da una marea di gente che segue in coro le canzoni e le indicazioni che il maestro d’orchestra fornisce attraverso un microfono. Il clima che si viene a creare è carico di gioia e di devozione e la gente, come in trance, prende le parti del giglio a cui appartiene. Dopo la pausa pranzo, nel pomeriggio fino all’alba del giorno dopo riprende la processione dove i Gigli vengono trasportati a passo cadenzato fino a  Piazza Duomo dove poi avviene la benedizione da parte del vescovo.

Ogni giglio arriva a pesare 25 tonnellate ed ha una base rettangolare: “ la borda”. “Le barre e le barrette” sono invece le assi in legno attraverso cui il Giglio viene sollevato e manovrato a spalla dai trasportatori. Questi prendono il nome di  ” cullatori ” , per il movimento oscillante prodotto. Tutti insieme costituiscono “la paranza” .

N. B.  Ogni Giglio rappresenta le antiche corporazioni di arti e mestiere: L’Ortolano, il Salumiere, Il Bettoliere, il Panettiere, la Barca, Il Beccaio, il Calzolaio, Il Fabbro e il Sarto.

La fine della festa coincide con l’abbattimento dei gigli in piazza del Duomo . Questi vengono spogliati dei loro addobbi e fatti cadere per rompersi in mille pezzi. Nel momento in cui il legno di cui sono fatti si rompe e grandi e piccini piangono l’evento, la tradizione ha già ripreso a tambureggiare i preparativi per la festa dell’anno successivo.

 

In un ambiente cosi religioso non potevano ovviamente mancare  importanti edifici religiosi che valgono  assolutamente almeno una citazione  :

  • La Chiesa di San Biagio in stile tardo-rinascimentale che  fu costruita  riutilizzando un impianto termale risalente all’età imperiale ancora oggi visibile sotto la cripta, come pure i resti di una domus romana del III sec. d.C.).  Essa è  abbellita nel suo interno da marmi policromi e dipinti dei più grandi pittori del Seicento napoletano.
  • Il Convento francescano di Sant’Angelo in Palco ,  fondato nella prima metà del Quattrocento  da Raimondo Orsini.  Esso porta la denominazione “del Palco”, in quanto sembra affacciarsi quasi come da un palco naturale, tra gli uliveti e gli  alberi verdeggianti della fertile campagna nolana.
  • Il Convento dei Frati Cappuccini di Nola (o di S.Croce) e la Chiesa dei Santi Apostoli eretta nel V secolo d.C. e divenuta nel XIV secolo  sede della prima cattedrale nolana.

Ed infine la cattedrale , che purtroppo è stata ricostruita nel 1900 , dopo un grosso incendio che distrusse  gran parte della struttura . In essa riposano le spoglie  di San Felice e quelle di San Paolino .

A proposito di San Paolino sapete che egli è stato oggi ufficialmente nominato patrono secondario dela Campania ?

San Paolino , un tempo vescovo di Nola ,   nacque a Bundigala (l’odierna Bordeaux ) in Aquitania , nel 354 d.C.. da una nobile e ricca famiglia senatoriale romana. Il suo vero  nome era  Ponzio Meropio Anicio Paolino , ed era certamente una persona appartenente al ceto sociale potente e benestante avendo egli , dopo la morte del padre avvenuta nel 377 d.C. , ereditato  oltre che una considerevole parte di beni anche il titolo di Senatore .

Nella città natia frequentò la scuola di Ausonio , precettore dell’Imperatore Graziano, dal quale apprese le lingue latina e greca .Successivamente perfezionò i suoi studi all’università di Bordeauxapprofondendo sopratutto lo studio delle lettere e della filosofia

Egli discendendo dalla  ricca famiglia patrizia romana degli Anici  ( il padre a Bordeaux era funzionario imperiale) ,  fu senza dubbio molto  favorito nella carriera politica da amicizie altolocate, entrando  a soli 20 anni a far parte del Senato Romano  . Continuando la sua carriera politica raggiunse poi a soli 24 anni  , la somma carica di magistrato del Senato e quella successiva di Governatore della Campania dove egli possedeva molte proprietà e terreni .

Decise tra i suoi vari possedimenti di scegliere come propria sede consolare un  luogo cimiteriale che si trovava nei pressi della cittadina di Nola dove anni prima la mamma lo aveva condotto per mostrargli la tomba di San Felice e  successivamente consacrarlo al santo . Egli attratto da quel luogo ebbe   modo di contemplare la grande fede con cui un’enorme folla di devoti , continuamente si recava ,provenienti da tutta l’Italia Meridionale,  in pellegrinaggio presso il Santuario di San Felice a Cimitile .

 

Questa sua prima esperienza presso questo luogo fu certamente uno dei cardini della sua successiva conversione cristiana . Lo spettacolo commovente di tutta quella gente animata di fede e amore verso San Felice , ebbe certamente un ruolo importante nel risvegliare in lui quella fede e sentimenti cristiani inculcati nella sua mente probabilmente gia tanti anni prima dalla sua stessa madre . Egli , infatti , una volta terminato il suo mandato e fatto rientro a Roma , cominciò da quel momento seriamente a pensare alla sua vita spirituale .

La tragica morte intanto dell’Imperatore Graziano ( morto assassinato per mano di venne  Andragazio , generale dell’usurpatore Imperatore Clemente Massimo)  e la conseguente crisi politica che si venne ad instaurare costrise in quel periodo  Paolino , a far ritorno in Aquitania dove però lui e la sua famiglia caddero vittima delle perseguzioni che il nuovo Imperatore Massimo aveva avviato contro i sostenitori del vecchio Imperatore Graziano. Di conseguenza fu costretto a fuggire da una città e l’altra alla ricerca di un luogo tranquillo e sicuro .

In questo periodo ebbe modo di incontrare e conoscere a Milano  il vescovo Ambrogio ed il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato alla fede cristiana ed ebbe modo di conoscere e sposare durante un viaggio in Spagna , la ricca e nobile Therasia  che essendo  cristiana e battezzata,  guidò Paolino sulla  definitiva strada della conversione..

Ritornato a Bordeaux dopo la morte dell’Imperatore Massimo , decisendo di vivere una vita cristiana più intensamente impegnata , manifestò e ricevette dal Vescovo Delfino il battesimo. cristiano .

Ricevuto quindi il battesimo ,   verso i venticinque anni,decise di ritirarsi dalla vita politica , e ritirarsi con la sua sposa nei suoi possedimenti presso Barcellona in Spagna , per approfondire i misteri cristiani nella meditazione e nel silenzio.

Dopo circa  un anno Therasia ,  partorì un bambino poi morto  dopo appena otto giorni.dalla nascita .  Quest’evento segnò la vita di Paolino, e lo spinse a rifugiarsi ancora di più , insieme alla moglie nella fede.  I due coniugi profondamente scossi e sconvolti dalla sciagura  decisero di cambiare totalmente la loro vita ed il suo loro modo  di rapportarsi con il prossimo dando nuovi e piu solidi  valori alle cose secondo  una diversa scala di priorità . Nel 393 d.C. infatti ,  Paolino insieme alla moglie , maturarò la vocazione alla vita di perfezione evangelica nelle sua povertà e abbandonò completamente la sua vita mondana abbracciando  , la fede e la vita  cristiana monastica sul modello di vita monacale orientale. Così, di comune accordo distribuirono tutte le loro ingenti ricchezze ai poveri , chiedendo poi di essere ordinato prete. Spinto poi , dalla sua devozione per San Felice Martire , al quale era particolarmente devoto, decise di tornare a Nola dando  inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero,  dove si ritirò insieme a  Therasia  ed alcuni  fedeli amici.

A Nola , presso la tomba di San Felice , Paolino incominciò quindi con Therasia ,  che gli sarebbe stata accanto tutta la vita , una nuova vita monastica fatta di penitenze , di rinuncie di cartià e grande fede cristiana .

Eletto nel  409 vescovo di Nola, fondò poi un cenobio maschile ed uno femminile con lo scopo principale di assistere ai poveri. Ammalatosi  gravemente , guarì dopo una lunga degenza, secondo la leggenda, grazie ad un miracolo di San Felice, a cui innalzò, al posto del precedente santuario, una vera e propria Basilica , circondata da una serie di chiostri ricchi di colonnati e fontane, pronti ad accogliere i migliaia di pellegrini che ogni anno si recavano presso la tomba di San Felice, Fece anche costruire un campanile dotandolo di una campana (considerato  il primo campanile del mondo cristiano ).

N.B. San Paolino è infatti  patrono dei campanari

Paolino scrisse durante la sua vita monastica 14 canti che egli compose in onore di San Felice ,e leggeva al popolo ,  in occasione del suo dies natalis . Si tratta di vari canti di amore , gioia e dolori scritti per il popolo che ll popolo cominciò poi a cantare dopo la morte la sua morte avvenuta nel 22 giugno dell’anno 431 d.C.

 

Il suo corpo fu sepolto inizialmente nella Basilica di San Felice in Pincis a  Cimitile in provincia di Nola per poi essere trasportato in seguito prima a Benevento e poi a Roma da dove finalmente poi , fu definitivamente traslato nel 1909 a Nola dove oggi riposa nel Duomo .

 

 

La bontà , la generosità ed il suo altrusmo , ispirarono molto la fanfasia del popolo che dopo la sua morte incominciò molto a favoleggiare sull ‘operato in vita di Paolino . Uno dei racconti più popolari  riguarda proprio le origini della festa dei Gigli che a quanto pare risale addirittura  al IV secolo dopo Cristo .

Nel lontano 410 , in conseguenza delle invasioni barbare guidate da Alarico re dei Visigoti , Roma e molte città della Campania tra cui Nola, vennero brutalmente saccheggiate . Nola , particolarmente colpita , fu  completamente devastata e  molti suoi cittadini furono fatti prigionieri.e deportati in Africa . Il vescovo Paolino profondamente addolorato non restò inerte di fronte a tutto questo e  si adoperò fortemente per liberare i suoi concittadini al punto di vendere  tutto quello che possedeva compreso la croce episcopale , Con molti dei suoi averi riscattò numerosi prigionieri , ma una volta termnati gli stessi e non avendo altro denaro a disposizione , spinto dalle preghiere di una vedova che chiedeva la grazia per il suo unico figlio pur di riscattarlo a tutti i costi  finì per offrìre se stesso sostituendosi a lui nella prigionia .

Portato prigioniero in Africa e venduto come schiavo, venne scelto dal genero del re come suo giardiniere . Egli per molti anni svolse questo ruolo con grande successo e soddisfazione del suo padrone che vedeva prodigiosamente  fiorire e fruttificare ogni pianta coltivata da Paolino . Accadde poi un  giorno che Paolino , mentre era intento nell’esercizio del suo nuovo mestiere di giardiniere profetizzasse a tutti  l’imminente morte del re da lui sognata , venendo di conseguenza poi  condotto dal suo padrone dinanzi  al regnante,. Il re, vedendo Paolino ne ebbe paura, egli infatti riconobbe in lui la persona che  giorni prima gli era apparso in sogno, mentre presiedeva un tribunale di giudici contro di lui.

Tutto questo , insieme alla miracolosa crescita delle piante che fruttificavano anche fuori stagione convisse il re e suo genero che in quell’uomo ci fosse qualcoda di divino . Interrogato e scoperta la sua carica di  Vescovo di Nola ,  il re  promise a lui di concedergli qualsiasi cosa avesse chiesto,

Paolino chiese la  sua liberazione  e quella di tutti i nolani prigionieri presenti . Il re dispose quindi di radunare i prigionieri , fornire loro delle imbarcazioni e permettere a tutti loro di ritornare in patria .

 Accompagnati quindi da navi cariche di grano , venne organizzato il suo ritorno in patria che avvenne sbarcando con tutti i prigionieri   sulla spiaggia di Torre Annunziata . 

La notizia della liberazione del vescovo  Paolino e di tutti i prigionieri si diffuse immediatamente ed i Nolani , divisi in corporazioni , andarono tutti incontro al Vescovo ed ai loro concittadini recando in mano Gigli e ceri.

N.B.  Una antica leggenda narra  infatti che nel 431 la città abbia accolto il vescovo ed i prigionieri al loro rientro con dei mazzi di  Gigli ,  per poi scortarli in massa , con alla testa i gonfalonieri delle corporazioni delle arti e dei mestieri, fino alla sede vescovile

In memoria di quell’avvenimento ,ogni anno a Nola ,  si rinnova  , la prima domenica dopo il 22 giugno ( anniversario della morte del Santo )  il miracolo di quel giorno di tripudio e la devozione a San Paolino portando in processione ceri addobbati  e gigli che mentre in un primo momento erano solo dei fiori , si sono poi trasformati nel tempo fino a  diventare oggi dei grandi obelischi di legno alti 25 metri , ricoperti di cartapesta che il popolo porta a spalla in processione per le vie della città .Ai gigli si aggiunge la ” Barca col Turco ” , un uomo travestito , che ricorda il ritorno del Santo dalla prigionia .

Oggi la festa dei Gigli   è l’evento più atteso dal popolo della città di  Nola. Essa si svolge ogni anno  la prima domenica dopo il 22 giugno oppure, anche se più raramente  il giorno stesso di San Paolino. Si tratta di un evento molto sentito dal popolo Nolano al quale partecipano, in ordine, le varie congreghe nolane, tutto il Clero, le Autorità civili e militari, la banda musicale, le corporazioni dei gigli secondo un ordine prestabilito da secoli e tutti i fedeli.

Nel giorno  della festa religiosa tutte le campane suonano a festa e presso la cappella del Santo si celebrano ad ogni ora  S. Messe con il “passo pontificale” officiato dal Vescovo di Nola.

San Felice , primo vescovo e  patrono  della città di Nola  ,secondo un’antica leggenda , venne  , nell’anno 95 d. C.  , arrestato durante la persecuzione  cristiane ,  dal  Prefetto Marciano e poi  dato in pasto ai leoni  , che con grande con meraviglia dei presenti, indietreggiarono davanti a lui. Fu poi gettato in una fornace di carboni ardenti, ma all’istante Felice si liberò dalle catene e una pioggia fitta spense le fiamme. Il Prefetto lo fece allora appendere a testa in giù e, dopo tre giorni di torture, il 15 novembre  lo fece decapitare. Il suo corpo fu allora seppellito di nascosto all’interno di un pozzo  intorno al quale fu edificata in seguito la cappella che diventerà poi la  Cattedrale di Nola ,  dove  ancora oggi  riposano le spoglie del santo.

A  San Felice di Nola sono attribuiti due miracoli

 Il più famoso è soprattutto il miracolo della manna: una sostanza liquida, detta appunto manna,  che scorre in un calice attraverso una fessura del muro oltre il quale è seppellito il santo.,nel giorno in cui egli  viene festeggiato .

l ripetersi di questo fenomeno , che non sempre avviene , viene considerato dai nolani un segno di buon auspicio  ( di norma questa celebrazione si ripete anche l’8 dicembre)

L’altro miracolo attribuito a San Felice è quello della statua  . Si narra che il 26 aprile del 1872 il Vesuvio eruttò e la statua di marmo del santo, oggi inglobata nella villa comunale, si piegò sulla sinistra in direzione della colata lavica, proteggendo la città.

Il santo il 15 novembre viene  ogni anno festeggiato  portando in processione per le strade di Nola un busto d’argento che lo raffigura .

Durante la settimana la cittadina  si riempie di bancarelle e spettacoli, la tradizione principale è che si mangi il torrone.

 

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