Il nostro itinerario , parte dal Castel dell’Ovo con il suo borgo marinari , continua con via Partenope , quindi Piazza Vittoria , Villa Pignatelli , la villa Comunale , riviera di Chiaia , via Caracciolo , porticciolo di Mergellina , , fontana del Sebeto , chiesa di Santa Maria del Parto , palazzo donn’Anna , Via Posillipo , Villa Rosebery , Riva fiorita , Marechiaro , Grotta di Seiano , Villa imperiale di Pausilypon , Coroglio  , Nisida , Bagnoli (  ” Citta’ delle scienze ” ) ed infine conclude con il Parco Virgiliano.

 

Iniziamo il nostro itinerario partendo da Castel dell’Ovo ed il suo borgo .
Il suo nome deriva da un’antica leggenda legata a Virgilio , il poeta mago.
Secondo la leggenda egli per assicurare il favore degli Dei alla citta’, avrebbe posto un uovo magico alchemico ( l’ATHANOR ) nelle fondamenta del castello dentro una gabbia.
Virgilio avrebbe legato le sorti della citta’ a questo uovo facendolo divenire una sorte di talismano e simbolo della citta’ . Questo uovo se restava integro  e non si rompeva  garantiva   il benessere e la prosperita’ della citta’. Se invece  si fosse rotto, Napoli sarebbe stata distrutta.
Secondo altre fonti invece il nome del Castello e’ da attribuire solo alla forma ovoidale dell’isolotto di Megaride  su cui poggia il castello .
Oggi il castello , dopo vari restauri , viene utilizzato sopratutto come sede di  mostre ed eventi ed ospita il museo Etnopreistorico.

L’isolotto di Megaride , su cui poggia il castello , faceva parte del famoso complesso luculliano, una splendida ed enorme villa del Patrizio romano Lucio Licinio Lucullo.
Egli si trasferì in questo luogo a vita privata dopo aver combattuto come generale in Asia ottenendo grandi successi  e conquistando molti territori ma sopratutto grandi ricchezze.
Costruì in questo luogo una imponente e sfarzosa villa , conosciuta  come Oppidum lucullianum che passo’ alla storia per lo sfarzo delle sue dimore e dei suoi giardini e  dei ricchi banchetti che imbastiva, definiti ancora oggi ” Luculliani “.
Purtroppo della enorme villa ,che ospito ‘ in esilio l’ultimo imperatore romano d’ occidente , Romolo Augusto,  oggi non rimane che qualche tronco di colonna o disseminati ruderi .
Il Castel dell’Ovo fu dimora di re  e grande e impenetrabile fortezza sostenendo e rispondendo al fuoco di tante battaglie ma anche carcere di sovrani ( Corradino di Svevia e la prima regina Giovanna) e di famosi letterati ( Tommaso Campanella , Carlo Poerio ,Luigi Settembrini , Francesco De Sanctis e tanti altri).

Secondo antiche leggende in questo luogo venne a morire trasportata dalle onde sulla spiaggia dell’isolotto , la sirena Partenope , ( dal greco ” “vergine” )
La sirena affranta per non aver saputo ammaliare con il suo canto l’eroe Ulisse ( che aveva dato ascolto ai consigli di Circe ), si getto’ dall’isola ( i Galli o Capri ) ed il suo cadavere fini’ trasportato dalle onde sull’isolotto di Megaride dando luogo al culto di Partenope che fu vivo per secoli.

Ai piedi del castello si trova il porticciolo di Santa Lucia con il suo caratteristico Borgo Marinari , ricco di bar , trattorie e ristoranti dove si possono mangiare ottimi piatti di pesce e della tradizionale cucina partenopea .

Lasciato il borgo , e’ il momento di farci una bella passeggiata sul lungomare pedonale di
Via Partenope , che per l’incantevole panorama e’ sede dei piu’ grandi alberghi della citta’(
Hotel Exelsior , Hotel Continental e l’Hotel Vesuvio ).
Lungo il tragitto troverete numerosi ristoranti e bellissimi bar dove volendo potrete trovare un comodo riparo.

Via Partenope rappresenta il lungomare fino a Piazza Vittoria per poi divenire Via Caracciolo e terminare con il porticciolo turistico di Mergellina .

 

La nostra passeggiata vi portera’ quindi inizialmente a Piazza Vittoria dove troverete l’ ingresso della Villa Comunale , la cui fondazione  si deve al re Ferdinando IV che, nel 1778 , diede incarico a Carlo Vanvitelli di realizzare un giardino pubblico per il ” Real Passeggio “.
Il Real Passeggio detto anche Tuglieria in ricordo dei giardini francesi , era il luogo d’incontro dell’aristocrazia napoletana , vietato , tranne che nel giorno della festa di Piedigrotta , ai poveri , ai servitori ed alle persone malvestite .Essa affacciava direttamente sul mare .

Il nostro consiglio e’ di proseguire la passeggiata lungo i  bei viali fiancheggiati da tigli e olmi abbelliti con  gruppi di statue di soggetto mitologici, busti marmorei , belle fontane ,una  famosa cassa armonica In stile liberty  e l’acquario Dohrn,( il piu’ antico d’Europa ), dove romanticamente ci si può lasciare andare all’aristocratico “Real Passeggio ” nel cosiddetto giardino delle Tuileries napoletano.

Cogliamo anche l’occasione per una rinfrescante sosta tra aiuole , prati verdi , piante odorose e l’ombra di grandi alberi che fiancheggiano i viali.

Sulla destra della villa possiamo ammirare la bella strada denominata ” Riviera di Chiaia ” che originariamente , prima della colata di cemento si apriva sulla spiaggia del litoraneo di Napoli mentre oggi come vediamo costeggia il lato interno della Villa Comunale .

Il suo nome , come quello dell’intero quartiere , deriva da platja , ” spiaggia ” in catalano e risale alla dominazione aragonese . Ancora oggi conserva il nome di Riviera di Chiaja ( laddove Chiaja e’ una corruzione napoletana di playa ).
Su questa via si ergono molti palazzi nobiliari ,di cui il piu’ rappresentativo e’ la Villa Pignatelli , oggi sede del Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes , dopo la donazione fatta allo stato italiano nel 1952 dalla principessa Rosina Pignatelli di Monteleone . L ‘elegante costruzione e ‘ preceduta da uno splendido ampio giardino anticamente annesso al palazzo adiacente ( palazzo Carafa-Ruffo della Scaletta ) e dove il baronetto Ferdinando Acton , una volta entratone in possesso , commissiono’ la costruzione dell’elegante dimore neoclassica. Fu poi venduta a Karl Rothschild uno dei più noti banchieri della citta’ ( ebrei di origine tedesca che furono per circa 40 anni i banchieri dei re di Borbone ).Solo dopo  la caduta dei Borbone e abbandonato la citta’ , il figlio , dopo la morte del padre , vendette la villa ai duchi di Monteleone Aragona Pignatelli Cortes . Nella lussuosa villa vissero don Diego Pignatelli e sua moglie Rosina Fici d’Amalfi ; quest’ultima rimasta vedova , dopo la sua morte , dono’ sia la costruzione che le preziosi collezioni allo stato italiano affinche’ fosse qui’ allestito un museo dedicato al marito.
A memoria della generosa donna il Comune di Napoli le ha intitolato lo slargo antistante la villa . Oggi l’edificio presenta una esposizione permanente di arredi e quadri ottocenteschi , nonche’ uno spazio destinato alle mostre itineranti . Vi si svolgono anche concerti di musica da camera .

Sul versante opposto della Villa Comunale ( cioe’ parallelamente alla nostra sinistra ) costeggia invece il mare la bella via Caracciolo , dove percorrendola ci si può rilassare in una fantastica passeggiata sul lungomare  tra storici edifici , belle fontane , monumenti e vecchie chiese
Questa via porta il nome del celebre ammiraglio Francesco Caracciolo , difensore della repubblica napoletana del 1799 che appoggio’ con le batterie delle sue navi , contro le bande armate del Cardinale Ruffo , ma che dopo la caduta della repubblica venne catturato e rinchiuso nelle carceri dei granili per essere infine processato e giustiziato dietro ordine dell’ammiraglio Orazio Nelson.
Egli fu impiccato il 20 giugno del 1799 all’albero di trinchetto della fregata Minerva , e poi sepolto nella chiesa di Santa Maria delle Catene a via Santa Lucia.

Via Caracciolo , una delle piu’ belle strade di Napoli , nacque  in seguito ai lavori di ampliamento della citta’ verso il mare eseguiti tra il 1869 ed il 1890 ;Inizialmente , infatti questo tratto di strada prima non esisteva, e al suo posto c’era una grande spiaggia ed il mare, che in alcuni tratti giungeva fino ai palazzi della Riviera di Chiaia e lambiva i giardini della Villa Comunale. Alla fine dell’Ottocento, in seguito a nuovi piani di sviluppo della citta’ si decise di creare una nuova strada, colmando la spiaggia, e dedicarne la memoria ad un amato ammiraglio napoletano divenuto sostenitore della rivoluzione del 1799.

Piu’ innanzi , alle spalle di via Caracciolo , una volta superata Piazza della Repubblica , un grande viale intitolata ad Antonio Gramsci e realizzato sul finire dell’800, collega la stessa Piazza della Repubblica a Piazza Sannazzaro . Su questo viale si affacciano importanti  ed imponenti edifici  signorili.

Al termine di Viale Elena si apre la bella Piazza intitolata al poeta di Mergellina , Jacopo Sannazzaro con al suo centro una  fontana con la statua della sirena Partenope , leggendaria fondatrice della citta’ , che mori’ su questi lidi perche’ ignorata da Ulisse , il quale riusci’ a resistere al suo funesto canto ammaliatore .

Via Caracciolo , dopo aver attraversato a meta’ strada , la rotonda Diaz caratterizzata dalla presenza del monumento equestre al generale napoletano Armendo Diaz, termina il suo percorso  , in Largo Sermoneta dove possiamo ammirare la seicentesca  fontana del Sebeto  che fu commissionata a Carlo Fanzago dal vicere’ Manuel Zuniga Y Fonseca nel 1635. Ricordiamo che il mitico fiume Sebeto era l’antico corso di acqua che all’origine scorreva nel cuore della citta’.

Ci troviamo ora in una delle zone piu’ belle ed affascinanti di Napoli chiamata ” Mergellina “.
Il nome Margellina ( in napoletano ) deriverebbe dal latino mar jallinus, ovvero mare cristallino, da cui poi Margellina (storpiato in italiano in Mergellina ).
Secondo altri invece l’origine del nome si riferisce ad un uccello acquatico chiamato mergoglino .
In questo tratto di strada si trova  il porticciolo di Mergellina, un tempo di pescatori ed oggi solo turistico con la presenza del molo per l’attracco degli aliscafi che partono per le isole del golfo .
Un’altra bella occasione per passeggiare tra  le tante imbarcazioni turistiche e magari prendere un aperitivo ad uno dei tanti bei chalet presenti nel luogo .

Nel luogo , e’ presente una famosa chiesa di antica memoria che  domina il porticciolo ; essa fu costruita agli inizi del secolo XVI da Jacopo Sannazzaro ( notissimo poeta ed umanista ) . La chiesa e’ quella di Santa Maria del Parto nel cui interno e’ conservata  un’immagine della vergine protettrice delle partorienti che per secoli  ha accolto numerose  le fanciulle in preghiera che si rivolgevano alla Madonna per avere la grazia di un figlio .

Nel 1529 , Jacopo Sannazzaro , sentendo vicina la morte , dono’ la casa , il terreno , e la chiesa ed un annesso convento , ai frati Serviti o servi di Maria , dettando anche precise volonta’ sulla propria tomba che volle fosse ornata da soggetti profani e strane decorazioni , tra cui un teschio cornuto , due amorini , le armi ed il suo stemma , oltre ad un’iscrizione che fu dettata da Pietro Bembo .
L’ interno della chiesa contiene la tomba del cardinale Carafa che pero’ non custodisce i suoi resti , essendo egli poi morto a Roma .

All ‘interno della chiesa vi e’ inoltre un quadro di Leonardo da Pistoia raffigurante San Michele che da sempre e’ considerato come il ” diavolo di Mergellina ” poiche’ rappresenta un giovane bellissimo che calpesta un demonio dalla testa di una donna ; una leggenda vuole che questa tela sarebbe l’allegoria della vittoria sulla tentazione del vescovo di Ariano Diomede di Carafa , divenuto in seguito Cardinale , del quale si sarebbe innamorata Vittoria d’Avalos , aristocratica dama napoletana , novizia per qualche anno del convento di Sant’Arcangelo a Baiano , a Forcella, noto per ‘ l’allegra condotta delle varie consorelle .
Vittoria d’Avalos si invaghi’ del giovane Diomede Carafa e per vincerne il cuore si rivolse alla fattucchiera Alamanna affinche’ le procurasse un filtro d’amore.
Una volta ottenuto il filtro , la fanciulla confeziono’ con esso delle saporite zeppulelle che offri’ in dono al prelato .
Inizio ‘ cosi’ la passione e il desiderio per la bella Vittoria , di cui Diomede non riusciva a capirne la ragione fino a quando incomincio’ a sospettare di essere rimasto vittima di un sortilegio e deciso a porvi rimedio si rivolse ad un suo amico frate esperto in cose occulte .
Il frate fa dipingere da Leonardo Grazia , detto da Pistoia un quadro in cui San Michele ( di cui lui era devoto ) trafigge un demone con le fattezze di Vittoria e lo cosparge di acqua Santa e uno speciale balsamo preparato per l’occasione contro l’incantesimo.
L’ opera che pare abbia compiuto il miracolo , mostra la seguente ‘iscrizione : Fecit victoriam alleluia . ( vittoria allude chiaramente al nome della fanciulla ).
L’episodio ha dato vita nel corso dei secoli al detto popolare ” si bella e ‘ nfama comme o riavule e Margellina .”

Da Largo Sermoneta incomincia  la Via Posillipo e solo dopo qualche centinaio di metri possiamo ammirare alla nostra sinistra , l’affascinante palazzo Donn’Anna a picco sul mare, commissionato agli inizi del 600 dalla nobildonna Anna Carafa all’architetto Cosimo Fanzago .
Il Fanzago non riuscì a portare il palazzo al suo compimento per la morte di Donn’Anna. L’edificio rimasto incompiuto assunse cosi’ lo spettacolare fascino di una rovina antica .
Il palazzo fu inizialmente di proprieta’ dei principi Carafa di Stigliano e quindi di Anna Carafa ( da qui palazzo donn’Anna ),  moglie di don Ramiro Guzman vicere’ di Napoli . La bella donna volle fortemente per se la piccola reggia sul mare ma accessibile da terra dove si rinchiuse quando il destino la lascio’ unica erede della famiglia sino alla morte

Fu da sempre luogo di feste e di sollazzi per la gente patrizia specie durante il periodo vicereale quando tutta la nobiltà’ spagnola , accorreva alle magnifiche feste che  Donn’Anna Carafa teneva nella grande sala del palazzo che si ergeva maestoso sul mare.
Il misterioso palazzo grazie anche alla sua posizione e all’architettura stessa dell’edificio con tante sale segrete , divenne  un luogo  ideale per illeciti incontri amorosi  .
Il  poter accedere per acqua e per terra , rendevano agevoli le ingegnose e studiate infedelta’ e galanti tradimenti delle nobili dame . Quindi numerosi furono allora gli scandali , le risse , e i duelli dei prodi amanti e mariti cavalieri .
I sotterranei del palazzo sono quindi  infestati secondo leggenda del popolo ,dalle urla di un fantasma resi ancora più ‘ inquietanti dai suoni  che si odono provocati dall’ingrangersi delle onde del mare sugli scogli delle segrete : il fantasma  pare sia quello di Donna Mercede de las Torres , nipote spagnola di Donna Anna Carafa di Medina Coeli  sparita senza lasciare tracce perche colpevole di aver scelto come amante Gaetano di Casapesenna e di aver scatenato cosi’ la gelosia dell’altra vera amante del giovane Casapenna , la bella potente  duchessa  Donn’Anna Carafa , moglie del duca di Medina e proprietaria del palazzo.
Prima di arrivare a vedere il palazzo potrete notare la presenza di alcuni stabilimenti balneari presso i quali e’ possibile affittare una barca o una canoa per godere la visione della collina che scende verso il mare.

 

 

POSILLIPO e’ tra i piu’ belli e panoramici quartieri di Napoli e si trova lungo l’omonima via fatta realizzare da Gioacchino Murat dal 1812 al 1823 , dalla quale si dipartono numerose stradine che scendono verso il mare e salgono sulla collina .
Percorrere a piedi l’intera strada significa fare un bel po’ di strada e pertanto vi consigliamo di munirvi di auto , moto , bici o semplicemente affidarvi ad un bus per meglio apprezzare l’ intero luogo.
Splendide ville , eleganti palazzi , e alcune chiese caratterizzano questa zona collinare e panoramica della citta’ particolarmente amata e frequentata sin da tempi antichissimi da illustri personaggi proprio in ragione del suo nome , strettamente legato alle sue bellezze naturali ( il nome deriva dal greco < Pausillipon > letteralmente inteso come < pausa al dolore > o luogo dove cessano gli affanni).

 

Fu meta di esponenti di spicco dell’alta aristocrazia romana , uomini di affari e politici desiderosi di delizie come Mario Silla , Crasso , Pompeo, Cesare , Bruto , Lucullo , Cicerone e tanti altri . Fecero tutti a gara per conquistare un angolo del paradiso terrestre compreso tra la costa flegrea e la spiaggia di Chiaia , celebrata da Virgilio .
Il suo mito come ” pausa dal dolore” continuo’ ad affascinare con lo scorrere del tempo anche le successive generazioni e le famose ville romane videro crescere accanto a loro i ” casini di delizia ” della corte seicentesca a cui seguitono la costruzione di importanti  palazzi nobiliari .

Senza disperderci nel ricordarvi i vari bellissimi palazzi ( veramente tanti ) non possiamo non vedere  l’ottocentesca Villa Rosebery , attualmente destinata con il suo parco di oltre 66 mila  metri quadrati a residenza estiva del Presidente della Repubblica Italiana.
Villa Rosebery e’ cosi’ chiamata dal nome dell’ultimo proprietario inglese ( che l’aveva celebrata con l’espressione ‘ ho visto in essa il paradiso ‘) . Fu donata ai Savoia e ribattezzata Maria Pia( senza grande successo ) . La Villa e ‘ la scena solenne dell’ultimo atto della monarchia sabauda : qui Vittorio Emanuele III firma l’abdicazione e prende la strada dell ‘esilio il 9 maggio del 1946.
La Villa con il suo parco di oltre 66 mila  metri quadrati e’ oggi proprieta’ del demanio dello stato e residenza ufficiale a Napoli del Presidente della Repubblica Italiana .

Lungo la strada  tramite una piccola traversa su alla nostra sinistra che scende verso il mare possiamo accedere alla piccola  insenatura di riva fiorita  , alle soglie del piccolo borgo di Giuseppone a mare dove si puo’ ammirare in tutto il suo fascino la bella Villa Volpicelli  , neogotica con finestre bifore e torri di guardia merlate ..( “Villa Palladini” e’ stata utilizzata come location  nella famosa soap opera Rai “ Un posto al Sole”. ) Da questo posto si puo’ effettuare una visita guidata con canoa lungo  tutta la costa che va da Marechiaro alla Baia di Trentaremi  ,  un’ area protetta recentemente inserita nel ” Parco sommerso della Gaiola ” considerata riserva naturale  in cui e’ vietato ormeggiare  .

Sui suoi fondali  è possibile osservare i resti di porti, ninfei e vasche per allevamento del pesce attualmente sommersi a causa del lento sprofondamento della crosta terrestre (bradisismo). Tutti questi sono in gran parte afferenti alla Villa Imperiale di Pausilypon, affiancata dai resti dell’imponente Teatro del I secolo a.C., appartenuti al liberto romano Publio Vedio Pollione e oggi parte del Parco archeologico di Posillipo.
Il Parco sommerso di Gaiola ha anche una notevole importanza biologica per l’insediamento in pochi ettari di mare di numerose comunità biologiche marine tipiche del Mediterraneo.

 

La vera perla della costa si trova comunque piu’ avanti , imboccando una traversa sulla sinistra che scende verso il mare .
Nell’ultimo tratto , al termine dei tornanti che oltrepassano la chiesa di Santa Maria del Faro ( del 1200 ) troviamo invece il suggestivo borgo di Marechiaro , un caratteristico villaggio di pescatori convertito al turismo gastroeconomico e balneare . Qui troviamo la famosa  ‘ fenestrella e Marechiaro ‘ resa celebre dai versi di Salvatore Di Giacomo nel 1885.
Gli scogli di Marechiaro ebbero ed hanno tutt’ora grande fama ; il suo nome pare derivi dal latino  mare planum ( dove il mare e’calmo ), divenuto poi in dialetto napoletano mare chiaro e quindi Marechiaro .

Qui potete affittare sul posto una barca che vi condurra’ lungo un tratto di costa frastagliato dove si trovano i resti di un antico edificio di epoca romana chiamato ” Palazzo degli spiriti “perché’ di notte pare si sentono  misteriosi lamenti .
Questi resti archeologici risalgono al al I secolo a. C. e fanno parte di un Ninfeo ( ambiente sacro dedicato ad una ninfa ) che fu chiamato Domus praestigiarum cioe’ casa delle stregonerie .
Secondo la leggenda popolare la  casa e’ abitata da spiriti e fantasmi antichi . Ne sono testimoni i vecchi pescatori e marinai di Marechiaro , secondo cui di notte attorno alla villa e’ solito  ascoltare un dolce lamento proveniente da una figura luminosa che suona la cetra . Accostandosi i marinai giurano di aver sentito invocare poesie da questa figura e che l’ abbiano riportate in versi latini  pur ignorando la lingua e i poemi . ( VIRGILIO ? )

 

Continuando fino in fondo  Via Posillipo , una volta giunti in un largo piazzale , dirigiamoci verso la zona di Coroglio ,  dove nei pressi dell’ultimo tornante si trova l’imponente Grotta di Seiano ,aperta dall’architetto Lucio Cocceio Aucto nel primo secolo a.C.

Si tratta di un traforo di epoca romana lungo più di 700m che permette di accedere all’imponente complesso archeologico-ambientale della Villa Pausillypon  : un  luogo meraviglioso e panoramico che racchiude parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon , i resti del magnifico teatro all’aperto , un Odeon , un tempietto e verso il mare  gli avanzi di uno stadio , di un acquedotto , di una piscina e qualche rudere della cosiddetta Scuola di Virgilio dove secondo leggende medievali  il  poeta -mago  insegnava arti magiche, creando pozioni ed eseguendo riti magici; proprio queste pozioni finirono per inquinare lo specchio d’acqua intorno alla Gaiola finendo per gettare secondo antichi detti  un potente maleficio su tutti coloro che vi si trattenevano per molto tempo.

La Villa imperiale di Pausilypon, detta anche Villa di Pollione, era un villa tanto grande che Ovidio la paragono’ ad una citta’ mentre Plunio Seneca e Svetonio la descrissero particolarmente lussuosa , con piscine e vasche dove venivano allevate murene che si cibavano di schiavi infedeli e ribelli .
La sua costruzione risale al I secolo a. C. e si estendeva  dal promontorio di Trentaremi alla Gaiola e fu lasciata da Publio Vedio  Pollione in eredita’ all’ Imperatore Augusto .
Con Augusto la gia’ splendida villa del ricco ma crudele Pollione prese il nome di Pausilypum , cioe’ lo stesso nome dato dai greci all’intera collina .
Il primitivo nucleo fu quindi ampliato ancora di più ed adeguato alle nuove esigenze di residenza augustea , dando vita ad un complesso di varie strutture di  Otium , distribuite scenograficamente dalla collina fino al mare .

L’ isolotto della Gaiola , anticamente collegato all terraferma , faceva parte della villa di Pausilypon ; in questo luogo sorgeva probabilmente un piccolo tempio dedicato a Venere , dove i naviganti venivano a raccomandarsi prima di iniziare i loro viaggi , tanto che questo scoglio era chiamato Euplea , appunto uno dei nomi della Dea.
Il nome deriva dalle numerose cavita’ che troviamo nel tratto di costa ( dal latino cavea e cioe’ piccole grotte , quindi in forma dialettale  caviola e poi Gaiola ).
L’isolotto  , secondo molti , appare dominato o infestato da una maledizione o jettatura ,e i napoletani gia’ di per se ‘ un tantino superstiziosi temano questo posto che considerano quanto meno un luogo di sfortuna  ; a tal proposito sembra che una teoria pagana avrebbe individuato proprio nella fine del paganesimo la causa della maledizione che aleggia intorno al luogo , in quanto la dea Euplea sarebbe adirata con i profanatori del luogo sacro.
Secondo altri il luogo e’ vittima di un maleficio di Virgilio ,infatti poco lontano da qui altri ruderi romani che sono volgarmente chiamati ‘ a casa del mago ‘ avvalorano l ‘ipotesi che qui il grande poeta dai poteri magici avesse avuto dimora ed una scuola . La tradizione popolare colloca infatti la scuola di Virgilio proprio nei pressi della Gaiola ( dal latino Caveola , piccola grotta ) , un rudere affondato oggi nel mare .
Sull’isola della Gaiola si trova una villa  ( chiamata Villa Paratore) comunemente riconosciuta come jellata, a cui sono collegati numerosi eventi avversi che hanno negli anni ulteriormente alimentato questa leggenda.

All’uscita della grotta , continuando sulla nostra sinistra la discesa di Coroglio , possiamo ammirare il bellissimo isolotto di Nisida oggi collegato alla  terraferma da un lungo pontile ( dal 1936 )  .
L’ isola e’ incredibilmente chiusa al pubblico ed ai turisti e le uniche costruzioni gialle presenti sull’isola , immerse nel verde sono l’Istituto penale per minorenni  e un presidio militare .
L’ insenatura sottostante è Porto Paone.

Lasciando alle nostre spalle Nisida (  l’isola “che non c’è”)  , possiamo dare uno sguardo al polo della ” Citta’ delle scienze ” , un  vero esempio di Archeologia Industriale . Esso rappresenta  l’ unica parte delle strutture della immensa vecchia fabbrica Italsider , recuperata ad oggi .

Bagnoli ,  un tempo famosa per le sue terme , e’ stata negli anni passati devastata dagli impianti  industriali dell’ ex area Italsider , una grande ‘industria siderurgica che per anni ha deturpato l’ambiente .  Nel 1993 lo stabilimento e’ stato dismesso e da allora si e’ in attesa di una promessa radicale bonifica per una totale riconversione turistica e culturale del luogo .

Se volete completare la visione della costa vi consigliamo di recarvi in un altro luogo incantevole situato a poca distanza  il Parco Virgiliano , che rappresenta con le sue belle terrazze che affacciano sul mare con vista sull’intero golfo di Napoli , l’ area panoramica piu’ estesa della citta’ .

Per completare l’itinerario , se ne avete la possibilita’, non mancate  di fare un giro per alcune strade che incrociano via Posillipo come via Orazio , via Petrarca e via Manzoni dove da alcune terrazze potrete godere di un bellissima vista sul golfo di Napoli .

ARTICOLO SCRITTO DA ANTONIO CIVETTA

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