Si tratta di un piatto poverissimo della cucina napoletana ideato per essere consumato nei giorni di Quaresima , quando all’indomani del Concilio di Trento venne introdotto dalla chiesa cattolica il divieto di mangiare carne o proteine animali  (e  quindi anche uova  ).

” Scammaro ” significa , infatti, ” di magro ” e nel regno delle due Sicilie i giorni di scammaro erano i giorni della quaresima e tutti i giorni comandati in cui non si doveva mangiare assolutamente carne  .

La ricetta , secondo molti è addirittura da far risalire al mitico don Ippolito Cavalcanti , duca di Buonvicino , considerato all’epoca uno dei più grandi gastronomi della cucina napoletana . Si dice che il Duca avesse elaborato questa ricetta su richiesta di alcuni monaci, che erano in cerca di una pietanza da servire nei conventi in tempo di Quaresima  quando c’era l’obbligo di mangiare di magro .

Poichè ai solo ai monaci che avevano problemi di salute era permesso mangiare carne, questi  per non turbare gli altri confratelli,  consumavano il cibo nella loro camera, che in dialetto napoletano si chiama “cammera” .

Il termine  ” cammerare ” “ dunque, divenne sinonimo di  mangiare grasso , mentre con il termine “ scammerare ” si indicava il “ mangiare di magro e ancora oggi , a distanza di anni  i giorni di Quaresima vengono definiti anche “ giorni di scammaro .

Il Cavalcanti dopo lungo pensare , in quanto doveva evitare l’aggiunta di uova e grasso animale , diede così vita ad una originale   frittata di pasta che permetteva di soddisfare il palato senza infrangere il voto di non consumare proteine animali ad eccezione di quelle del pesce (la Chiesa Cattolica non considerava carne quella dei pesci).  L’idea fu quella di cuocere la pasta a metà cottura e poi farne una sorta di frittata in cui i maccheroni si legavano senza uovo ( vietato ) con lo stesso amido della pasta per poi venire insaporiti con alici salate, capperi, olive, uva passa, pinoli, noci e nocelline.

Molto  diffusa sopratutto in epoca borbonica , la frittata di scammaro ,  è stata per  decenni  il piatto del mercoledi e venerdi santo dei napoletani . Fatta con ingredienti semplici e poveri, molto buona , e veloce da preparare, è  stata per lungo tempo un piatto tipico della tradizione culinaria napoletana e nonostante questo , la sua  ricetta è stata quasi del tutto dimenticata .dalla maggior parte dei napoletani.

Eppure , rimane ancora oggi , un piatto  facile e sopratutto saporito  da preparare quando si ha poco tempo a disposizione e si vuole qualcosa di semplice ma buono da mangiare .

Oggi purtroppo , solo poche  famiglie partenopee hanno ancora  l’usanza di preparare questo tradizionale pasto  specialmente nei quaranta giorni che precedono la Pasqua.

CURIOSITA’ :  La frittata di Scammaro fu, probabilmente, anche uno dei piatti preferiti di  Eduardo De Filippo .  La moglie, Isabella Quarantotti, infatti, riportò questa ricetta nel libro “Si cucine cumme voglio io”.

 

 

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