Gli storici ritengono che l’antenato di Pulcinella vada individuato in due maschere  latine delle Atellanae , forse nate nel IV secolo a.c. nella cittadina osca di Atella , Maccus e Bucco.
La prima si caratterizzava per la golosita’ , la poltroneria  e lo scilinguagnolo sciolto ; la seconda per la spacconeria , la vigliaccheria e la furbizia.
Il nome sembra derivi da ‘ pullicinella ‘ cioe’ pulcino e la camicia bianca di cui si veste il nostro Pulcinella dovrebbe rappresentare il manto di piume .
Altri fanno risalire la sua origine ad un certo Paolo Cinelli , nato ad Acerra , che aveva nella parte superiore del volto una macchia violacea , che una volta trasferito a Napoli si sarebbe esibito in balli e capriole davanti all’esercito francese che entrava in citta’.
I francesi , conosciuto il nome di quel saltimbanco lo avrebbero chiamato ” Polichinelle” da qui si sarebbe deformato nel napoletano ” Pulcinella”.
Esisteva a Napoli un teatro ed accanto ad esso una bottega di falegnameria di proprieta’ di un certo Mariotto Polecenella , che incurante di arrecare fastidio , senza alcun rispetto per lo spettacolo teatrale che si svolgeva nel vicino teatro , continuava a lavorare, provocando assordanti rumori .
Piu’ volte l’ impresario aveva tentato di far desistere il falegname di sospendere l’ attivita’ nelle ore di recita , per non disturbare lo spettacolo, ma a nulla valsero le buone maniere .
Ad un certo punto l’ impresario , stufo delle lamentele degli attori e del pubblico , per liberarsi dei fastidiosi rumori , chiese ad uno dei suoi attori , il famoso comico Silvio Fiorillo ,che interpretava con successo la maschera di Capitan Mattamoros ( caricatura del militare spagnolo ) di cambiare per una sola volta il suo ruolo  interpretando  un nuovo personaggio.
Gli fece indossare  un camice bianco da falegname , gli copri’ il viso con una maschera di cuoio dal naso grosso e uno sproporzionato neo sulla fronte ( che alludeva ad un corno ).
Il falegname , era un po’ deriso in giro per le proporzioni del suo naso e per le scappatelle della moglie che egli accettava con rassegnazione .
La nuova maschera , avrebbe dovuto interpretare le disavventure coniugali di Polecenelle e il riferimento al Mariotto erano ben intuibili . Tutto il rione accorse in massa per la nuova interpretazione di Fiorillo , ben conoscendo la licenziosa e disinvolta vita della moglie del falegname.
Lo spettacolo ebbe un successo senza precedenti con incassi strepitosi , ma il povero Mariotto , fu costretto per la vergogna a lasciare la sua casa e partire con la moglie per destinazione ignota .
I rumori molesti erano finalmente finiti ed era nata una nuova maschera : Polecenella .
Fiorillo comincio’ da allora a portare in giro , con gran favore del pubblico , la maschera di Pulcinella fino alla sua morte .
A raccogliere  l’eredita’ vi fu sopratutto Andrea Calcese detto il ‘ Ciuccio ‘che conferi’ alla maschera il linguaggio del villanzone di Acerra .
Il personaggio portava con se tratti della cultura del popolino napoletano ; servizievole, arrogante, logorroico ma a tratti taciturno , bonario e losco insieme ,  come sciocco ma furbo , patetico , ironico, e tendente allo sberleffo.
Altro grande attore fu  Michele Fracanzano che porto’ la maschera alla corte di Luigi XIV.
Il siciliano Vincenzo Cammarano  detto’ Giancola’ porto ‘ lo spettacolo dai baracconi di Largo del palazzo ( attuale piazza del plebiscito ) al famoso teatro comico San Carlino.
Seguirono grandi attori come Pasquale Altavilla , che modifico’ il carattere di Pulcinella dandogli un buon cuore e l’amore del giusto;  la maschera fu quindi nobilitata apparendo astuta e ingegnosa .
La piu’ alta vetta la maschera di Pulcinella la raggiungera’ pero’ con Salvatore Petito e ancora di piu’ con suo figlio Antonio Petito al Teatro San Carlino , dove tutta Napoli correva ad acclamarli.
Commovente fu l’addio al palcoscenico dell’ oramai anziano bravo Salvatore Petito costretto a lasciare per i suoi acciacchi reumatici sempre piu’ ingravescenti.
L’ impresario  notato i sempre piu impacciati movimenti chiese al vecchio Petito di farsi da parte per lasciare il posto al figlio .
Fu un momento molto doloroso per il padre e imbarazzante per il figlio che non voleva far dispiacere il padre .
La sera di Pasqua del 1852 , il vecchio Petito avanzo’ sul palcoscenico e cosi’ parlo’:
< Pubbreco bello mio, scusate nu’ mumento, prima de dirve addio figlimo vi presento . Pur isso e’ nu Petito: de me la gente e’ sazia , le  forze mie nun ponno….  So’ viecchio .. … Ve ringrazio e lasso a vui Totonno.
Quindi mise la maschera sul volto del figlio e scomparve tra le quinte . La maschera era umida di pianto e in sala il pubblico applaudiva e piangeva .
Antonio Petito non fu un Pulcinella , ma ” il Pulcinella”. Fu in assoluto il piu’ bravo interprete della maschera , dominando la scena per lunghi 24 anni , fino alla sua morte che avvenne mentre recitava . Egli si  senti’ male , ma raccogliendo tutte le sue forze riusci’a ad arrivare alla fine della commedia per morire  in camerino .

 

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Atella era una antica città osco-sannitica, conquistata poi dai Romani famosa per le “fabulae Atellane”, commedie farsesche e licenziose, recitate nella lingua della antica popolazione indigena, e poi, ovviamente, in latino, con maschere e personaggi fissi, come Maccus, cui si fa risalire Pulcinella.

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