Questa splendida fontana si trova nella curva tra via Partenope e via Nazario Sauro, a pochi passi dal Castel dell’Ovo. La costruzione risale agli inizi del Seicento, per opera del Bernini e del Naccherino, e le due denominazioni derivano dalle prime collocazioni che ebbe: dapprima nei pressi del palazzo Reale , vicino alla colossale statua del Gigante Giove rinvenuta a Cuma, poi, dal 1815, al molo, di fronte alla costruzione detta dell’Immacolatella .


La fontana , come del resto altre fontane a Napoli e’ stata spostata molte volte : dapprima posizionata su un’ampia base di marmo vicino al Palazzo Reale all’angolo della via che congiungeva la nuova Darsena al Largo di Palazzo, l’attuale Piazza del Plebiscito.( da quel momento la strada verso Santa Lucia prese il nome di Salita del Gigante).
Venne poi spostata di fronte l’Immacolatella , successivamente nei pressi del Carmine, e poi nei giardinetti di via S.Pasquale a Chiaia, per tovare infine la sua attuale definitiva collocazione nel 1905 a Santa Lucia .


Collocata su un basamento, è formata da tre archi a tutto sesto; in quello centrale, la tazza è decorata da due animali marini, mentre in quelli laterali due statue fluviali reggono mostri marini tra le mani. Alle estremità laterali due cariatidi sorreggono cornucopie. In alto, sugli archi, si trovano gli stemmi del vicerè, quello del re e quello della città.
Una certa iconografia la denomina anche “Fontana degli Innamorati” poiché lanciando una monetina in compagnia della dolce metà e riuscendo a centrale la tazza della fontana si avrebbe buona sorte nella relazione.

Nella curva tra Via Partenope e Via Nazario Sauro si trova la splendida Fontana del Gigante, a poca distanza dal Castel dell’Ovo: opera seicentesca del Berinini e del Naccherino, è collocata su un basamento e formata da tre archi a tutto sesto con decorazioni che rappresentano animali e mostri marini, statue fluviali, cariatidi e in alto gli stemmi del vicere, del re e della città.

 

 

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CURIOSITA’: La fontana nel 1688, era collocata al culmine di  un viale che collegava piazza di Palazzo (attuale Piazza del Plebiscito), con una nuova darsena  fatta costruire da don Antonio d’Aragona, uno dei vicerè del periodo spagnolo , rimasto famoso più per le sue  ruberie che per i benefici resi sulla città,.

Egli fece costruire questa una nuova darsena, più tardi chiamata <Porto Militare>, che si rivelò un fallimento sia per l’estetica che per funzionalità; basti dire che il giorno dell’inaugurazione la stessa galea del vicerè spezzò tutti i rami nell’entrare in porto poichè l’ingresso era troppo stretto.

Accanto alla fontana si trovava  una enorme statua senza gambe e braccia che pare fosse stata trovata in certi scavi di Cuma, nel Tempio dei Giganti (si ipotizzò che fosse un busto di Giove) e per questo la si battezzò il “Gigante di Palazzo

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Alla statua colossale furono rifatte posticce le braccia e le gambe e le fu posto alla base uno stemma a forma di aquila su cui era inciso un lungo elogio in favore del viceré. In ciascuna mano posero gli stemmi del vicerè di Napoli e si decise di utilizzarlo come testimone monumentale della città.

Il popolo vide invece nella statua il solo compito di “guardaporte”, mentre del tutto transitorio divenne quello di Giove.
Su questo gigante, nonostante la presenza di una sentinella che continuamente vi dimorava, si incominciò ad attaccarvi satire di ogni tipo, di cui chi ne faceva maggiori spese era naturalmente il vicerè.

Si racconta infatti , che quando lo stesso viceré fece imbarcare per la Spagna la famosa fontana dei “Quattro del Molo”, il Gigante commentò così le manie da collezionista del nobile spagnolo: <<Ah! Gigante mariuolo, t’hai pigliato li Quatto de lo muolo! A mme? Io non songo stato: lo Vicerré se l’ha arrobbato>>.

Quando poi  il “mariuolo ” vicerè , finalmente  andò via da Napoli  (con il solito vascello pieno di opere d’arte napoletana, fra cui molte delle belle fontane che allora ornavano la città),egli venne sostituito  dal duca di Medinaceli che come tutti sapevano   aveva una bellissima amante chiamata Giorgina, artista di teatro, che aveva condotto a Napoli come cameriera della legittima moglie) sul gigante apparve questo foglio:
< Se’ ne’ ghiuto lo mbroglione, e’ benuto lo cuglione che se tene la Giorgina e nu pensa alla farina >
Tanto per cambiare, infatti, a Napoli c’era carestia ma il vicerè non se ne dava per inteso, preferendo le grazie di Giorgina alle cure del suo mandato.statua-gigante-3

 

 

 

 

Per questa e per altre ‘gigantate’ il vicere’ promise 8000 scudi d’oro a chi desse notizie sull’autore o gli autori dei fogli satirici: il giorno dopo sul gigante si offrivano 8000 scudi d’oro a chi portasse la testa del vicere’ al mercato.

Un’altra satira riguardò il vicere’ Raimondo, conte di Harrach :
E ancora: <<Vuie pensate a fa’ le tasse, / nuie pensammo a fa fracasse. / Ve magnasteve i fecatielli, / lo Rre se magna i casatielli>>.

Il re Giuseppe Bonaparte che non sopportava la satira, decretò la rimozione della statua la quale ebbe il tempo per un’ultima frecciata prima di scomparire nelle scuderie di palazzo reale.
<< Lascio la testa al consiglio di stato, le braccia ai ministri, lo stomaco ai ciambellani, le gambe ai generali e …. tutto il resto a re Giuseppe >>
Tutti compresero quale altra “parte” era stata donata per gratitudine al Re…

La celebre statua del “Gigante di Palazzo”, dopo una breve permanenza al Museo Nazionale sullo scalone di ingresso e’ oggi collocata nel giardino dello stesso museo sopra una base con una targa incisa: Busto di Giove da Cuma.

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