Nella splendida Piazza del Gesù Nuovo veniamo subito colpiti ed attratti dall’omonima chiesa di epoca rinascimentale con il suo bugnato a punta di diamante. Si tratta della facciata dell’antico palazzo Sanseverino e purtroppo anche dell’unica cosa rimasta del palazzo completato nel 1470 da Noviello da San Lucano .

La chiesa che oggi possiamo ammirare con il suo impianto a croce greca , rappresenta certamente il più significativo esempio di barocco napoletano , ma un tempo era  niente altro che  un bellissimo  Palazzo che apparteneva alla nobile famiglia Sanseverino.

I Gesuiti , una volta venuti in possesso del bene ,  decisero di trasformare l’intero complesso in una chiesa. e alla fine dei lavori del palazzo non rimase nessuna traccia a parte la facciata e il portale rinascimentale in marmo a cui come vedremo possiamo forse attribuire molte delle sorti che hanno accompagnato lo storico edificio.

I Sanseverino, furono una delle famiglie nobili più potenti e prestigiose del regno al tempo degli  aragonesi ed uno dei suoi maggiori esponenti fu Roberto Sanseverino che  combattè al fianco del re Ferrante nella guerra tra Aragonesi e Angioini. Questi ottenne dal re il titolo di Principe di Salerno ed addirittura il privilegio di battere moneta.

Nel 1470 egli  intraprese la costruzione del magnifico palazzo Sanseverino in stile rinascimentale con facciata a bugnato ( ora chiesa del Gesù Nuovo ) che passò poi al figlio Antonello.

Il figlio Antonello Sanseverino  invece di proseguire l’opera paterna, entrò in contrasto con la corte aragonese, organizzando e capeggiando  una rivolta dei baroni locali contro Ferdinando I d’Aragona.   Il re, una volta scoperta la congiura, soffocò la stessa  nel sangue con la famosa ” congiura ” tenutasi nella Sala Grande di Castel Nuovo, e  punì pesantemente i suoi avversari dando loro la caccia uno ad uno.  Antonello Sanseverino, subì la confisca dei beni e fu costretto a fuggire da Napoli per non cadere in mano al re.

Sotto il regno di  Ferdinando il Cattolico, Roberto Sanseverino II, figlio di Antonello, riacquistò il titolo di principe di Salerno e le sue proprietà. Ma ben presto suo figlio, Ferdinando ripetendo le gesta di suo nonno Antonello, organizzò e capeggiò, nel 1547, una rivolta popolare scoppiata nel Regno contro l’introduzione dei Tribunali dell’Inquisizione.

Il risultato fu che nel 1552 Ferdinando “Ferrante” Sanseverino venne accusato di tradimento ,  dichiarato ribelle, bandito dal Regno , privato delle proprietà e condannato a morte. Carlo V con un decreto trasferisce la città di Salerno al demanio spagnolo e il vicerè Pedro de Toledo per conto del re, confiscò ilbellissimo  palazzo rinascimentale che fu messo in vendita.

Il palazzo , come vi abbiamo accennato ,  una volta confiscato ai Sanseverino, fu poi acquistato dai gesuiti  nel 1584 per costruire la bellissima chiesa del Gesù Nuovo che oggi possiamo ammirare.  Questi fecero demolire il palazzo, conservando con poche variazioni la sola facciata civile, rendendo unica la basilica. I lavori , finanziati da Isabelle della Rovere , principessa di Bisignano , furono affidati all’architetto gesuita Giuseppe Valeriano che utilizzando le aree interne del palazzo e del giardino , realizzò un tempio con impianto planimetro  a croce greca , racchiuso nel perimetro del palazzo quattrocentesco , sfruttando i bellissimi paramenti murari già esistenti formati da bugne tagliate a forma di diamante.

CURIOSITA’: Il palazzo dei Sanseverio prima della sua confisca da parte del vicerè don Pedro di Toledo , era molto celebre per  la bellezza dei suoi interni , le sale affrescate e lo splendido giardino . Nelle cronache del tempo è rimasta famosa una celebre festa sfarzosissima che nel 1536 don Ferrante diede in onore di Carlo V giunto a Napoli , reduce dalla conquista di Tunisi. Era inoltre considerato un importante punto di riferimento per gli intellettuali napoletani del tempo , sopratutto quando Bernardo Tasso,( padre del più celebre Torquato Tasso ) era cortigiano di Ferrante .

La chiesa all’epoca faceva comunque parte di uno dei complessi conventuali più importanti di Napoli . Facevano parte di esso non solo la  chiesa ma anche la casa Professa ( l’abitazione e i servizi dei gesuiti , ora sede del liceo Pimental Fonseca ) ed il palazzo delle congregazioni  della compagnia di Gesù che ospitava le congregazioni laiche guidate dai gesuiti  (ora sede del liceo Genovesi ).

N.B. Furono inoltre acquistati da parte dei Gesuiti , una casa posizionata tra il palazzo Sanseverino e la chiesa di Santa Marta e un’altra in via San Sebastiano : le due case , non cominicanti tra loro, furono utilizzate come abitazioni provvisorie dai padri .

Il nuovo uogo di culto gesuita , costruito  tra il 1584 e il 1601 e poi consacrata nel 1601 divenne la chiesa del Gesù nuovo , dedicata all’ Immacolata ( fu chiamata del Gesù nuovo per distinguerla dalla prima sede della compagnia di Gesù , il Gesù vecchio , nella zona del Nilo , alla fine di via Paladino.

La chiesa che oggi vediamo e possiamo ammirare , nel corso dei secoli ha subito numerosi rimaneggiamenti che hanno richiesto opere di restauro  impegnando  noti architetti del tempo come  Cosimo Fanzago intervenuto dopo un incendio avvenuto nel 1636 e di  Arcangelo Guglielmelli intervenuto per erigere una nuova e più salda  cupola dopo il crollo della prima avvenuta in seguito ad un terremoto nel 1688 (fu affrescata da Paolo De Matteis ). Il portale nella stessa circostanza fu arricchito con due colone, due sfarzosi angeli e lo stemma dei Gesuiti ” HIS “. La stuttura fu poi successivamente rinforzata anche da un progetto di Ferdinando Fuga ma nonostante tutto nel 1774 la cupola crollò di nuovo e la chiesa rimase chiusa per la sua precarietà per oltre 30 anni.

L’imponente complessso decorativo della chiesa quindi non si presenta oggi nella sua veste originaria . Essa ha infatti subito nel corso degli anni danni gravissimi causati da terremoti , incendi , bombardamenti , infiltrazioni d0acqua , nochè incauti restauri .

Nel 1786, l’ingegnere Ignazio di Nardo,  cominciò a lavorare ad un progetto per fornire alla chiesa una copertura più stabile e, finalmente nel 1973, fu definita una cupola  in cemento armato, dipinta con un cassettonato prospettico. Nel 1857, venne terminato anche l’altare maggiore progettato da Giuseppe Grossi e la chiesa venne dedicata all’Immacolata Concezione.

CURIOSITA’: Dopo la consacrazione della chiesa , avvenuta nel 1601 , i Gesuiti avviarono i lavori di decorazione interna , concedendo il patronato delle cappelle alle nobili famiglie che fossero disposte ad assumersene gli oneri finanziari . I lavori del collegio , furono invece effettuati  grazie ad un ricchissimo lascito effettuato dalla duchessa di Maddaloni , Roberta Carafa  e qundo questi furono terminati , il cortile del collegio risultò magnifico con i suoi due ordini di arcate su pilastri di piperno su tutti e quattro i lati del chiostro.

La chiesa nel suo interno in mezzo all’abbondante decorazione barocca permette di apprezzare la bravura nell’arte sacra degli artisti napoletani che vi lavorarono dalla fine del XVI secolo alla meta’ del XVIII . L’interno dell’ antico palazzo nobiliare convertito in luogo sacro di culto dai Gesuiti  si presenta in stile barocco , a croce greca, e con tre navate e al di là degli arredi e addobbi cambiati nel corso dei secoli è praticamente rimasto lo stesso di quando fu costruito.

La prima immagine lascia senza fiato : il gusto  del grandioso interno barocco ottiene l’effetto voluto e lo spettatore ammirato, non può che rimanere affascinato da tanta meraviglia .

Il bellissimo  sontuoso rivestimento a marmi commessi,  i suoi stucchi e gli affreschi di gusto naturalistico sono la testimonianza della bravura degli artisti napoletani dell’epoca . Vi hanno infatti lasciato traccia quasi tutti i più importanti marmorari, scultori e pittori attivi in città in quel periodo in citta’ , ma anche tanti artigiani come intagliatori , scalpellini, ottonari , e stuccatori , che con la loro maestria hanno contribuito ad accrescere la magnificenza della chiesa.
Le numerose decorazioni in marmo sono state per la maggior parte realizzate da Cosimo  Fanzago ed i numerosi splendidi affreschi che narrano di storie sacre ,’ come le sculture ed i dipinti dislocati nella chiesa portano la firma di Francesco Solimena, Belisario Corenzio , Paolo De Matteis ,Antonio Busciolano,Giovanni Lanfranco,Massimo Stanzione,Aniello falcone,Giovan Bernardo Azzolino ,Luca Giordano,Fabrizio Santafede ,Ludovico Mazzante ,lo Spagnoletto (Jusepe De Ribera), Michelangelo Naccherino , ,Dioniso Lazzari e tanti altri artigiani , come intagliatori, scalpellini, ottonari,e stuccatori che con la loro maestria hanno contribuito ad accrescere la magnificenza della chiesa.

Appena entrati si nota, sulla controfacciata, un affresco di Francesco Solimena datato e firmato 1725 denominato   ” La cacciata di Eliodoro dal tempio “in cui l’artista rappresenta con una dinamicità quasi teatrale la scena della tentata profanazione del tempio di Salomone a Gerusalemme.   Nel transetto di sinistra Geremia e Davide , possiamo invece notare alcune stuatue opere di Cosimo Fanzago.
I dipinti sulle volte a botte che accompagnano i visitatori alla cupola sono, nella prima parte, di Belisario Corenzio e raffigurano il tema del Nome di Gesù, mentre la seconda parte è stata decorata da Paolo De Matteis con il Trionfo dell’Immacolata e di San Michele sui Demoni e con la Circoncisione di Gesù; Nel transetto, troviamo ancora affreschi di Belisario Corenzio raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio, ridipinti successivamente da Paolo De Matteis ( i gesuiti commissionarono a Paolo De Matteis i cicli di affresco per la  volta della navata centrale e del transetto con temi legati alla storia della Compagnia , dei loro santi , e dell’Immacolata ).
La cupola invece mostra delle decorazioni che richiamano il soffitto cassettonato, dove in alcuni tratti e’ possibile scorgere i pochi resti degli affreschi di Giovanni Lanfranco, raffiguranti gli Evangelisti, realizzati tra il 1634 e il 1636.
Le decorazioni della volta sono state realizzate da Massimo Stanzione , in sostituzione dei dipinti di Belisario Corenzio perduti durante un incendio nel 1639. Esse narrano le vicende della vita della Vergine Maria .
Nella navata centrale alla fine troviamo la maestosa abside disegnata da Cosimo Fanzago e rielaborata da Gian Lorenzo Bernini  che funge da cornice alla statua della Vergine Immacolata e al prezioso altare .
La statua di marmo della Vergine Immacolata e’opera di Domenico Antonio Vaccaro mentre le statue dei Santi Pietro e Paolo presenti ai lati della Vergine sono opere di Antonio Busciolano .
Le sei colonne d’alabastro colorato che mettono in evidenza la nicchia in cui è posta la statua sono di Cosimo Fanzago.

La cappella a destra dell’abside è dedicata al Sacro Cuore ed e’ ricca di numerosi dipinti di Belisario Corenzio raffiguranti storie di Angeli.
La cappella a sinistra è invece dedicata a San Francesco De Geronimo, santo a cui è dedicata la scultura presente sull’altare che lo raffigura durante la predicazione, opera del di Francesco De Jerace. Gli affreschi con gli Angeli e i Serafini sono di Francesco Solimena, mentre quello sulla volta e’ di  Giuseppe Petronsio.

L’altare realizzato nel 1857 secolo da Cosimo Fanzago, per poi essere terminata da Domenico Antonio Vaccaro rappresenta l’esaltazione dell’Eucarestia e della Madre Santissima.
Su di un marmo nero troviamo tre bassorilievi in bronzo in cui sono rappresentati Cristo che promette l’Istituzione dell’Eucarestia, l’Ultima Cena e la Cena di Emmaus.


Nella parte posteriore dell’altare troviamo sei busti di Santi: Gaetano da Thiene, Francesco Borgia, Tommaso d’Aquino, Lanfranco da Canterbury, Stanislao Kostka e Giuliana da Liegi. Alla destra dell’altare, è esposto un crocifisso in legno del XIV secolo, restaurato dai gesuiti e proveniente dalla chiesa dei Santi Andrea e Marco.
Nelle pareti ai lati dell’altare maggiore troviamo anche due Coretti in marmo rosso su dei portali in marmo e due Cantorie con i grandi organi secenteschi (quello di destra ha 50 registri e 2523 canne). Imponente il tabernacolo di malachite sottoposto all’iscrizione Deus absconditus heic.
Merita uno sguardo anche la sagrestia nella cui volta è possibile ammirare un affresco di Aniello falcone  che raffigura San Michele che scaccia gli angeli ribelli. Mentre nel retro e’ presente  un prezioso lavabo di marmo policromo opera di Dionisio Lazzari

Passiamo ora alle due bellissime navate laterali :

Nella navata di destra le cappelle sono dedicate rispettivamente a S. Carlo Borromeo, alla Visitazione, a San Francesco Saverio, a San Francesco Borgia e al Sacro Cuore .

Nella prima navata di destra troviamo il dipinto sull’altare raffigurante San Carlo Borromeo,  di Giovan Bernardo Azzolino .
Nella  seconda, realizzata dal Fanzago  ed oggi dedicata a San Giuseppe Moscati  , troviamo invece sull’altare il dipinto ” La Visitazione “di Massimo Stanzione  ed affreschi di Luca Giordano .
Nella terza, il Cappellone di San Francesco Saverio troviamo dipinti di Luca Giordano , Fabrizio Santafede e Ludovico Mazzante tra sculture  realizzate da Michelangelo Naccherino e Cosimo Fanzago .

Nella navata sinistra le cappelle sono dedicate ai SS. Martiri, alla Natività, a S. Ignazio, al Santo Crocifisso e infine a San. Francesco De Geronimo .
Nella  prima cappella troviamo una  tela di Giovanni Bernardo Azzolino  in cui sono raffigurati la Madonna col Bambino e i Santi Martiri.
Nella seconda bellissima cappella  troviamo il dipinto raffigurante la Natività di Girolamo Imparato  ed affreschi di Belisario Corenzio, con l’aggiunta di statue di Michelangelo Naccherino . Il rivestimento marmoreo di pareti e pavimenti e la balaustra sono invece opera di Costantino Marasi . Gli affreschi  con cui e’ invece abbellita la cappella sono di Belisario Corenzio .Inoltre, nella cappella è esposta la statua dell’Angelo Custode, in legno scolpito e dorato danneggiata dall’incendio del 1692 e poi restaurata ,attribuita all’intagliatore Aniello Stellato e al doratore Orazio Buonocore .
Infine, troviamo il Cappellone di Sant’Ignazio da Loyola, decorato da Cosimo Fanzago (autore anche delle statue di Geremia e Davide), Costantino Marasi e Andrea Lazzaro .
La tela raffiguranti la Madonna col Bambino  è di Paolo De Matteis  mentre quelle con Sant’Ignazio in Gloria sono  dello Spagnoletto (Jusepe De Ribera).
La Madonna col Bambino e Sant’Anna, e’ invece un’opera anonima proveniente dalla chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli che ha dovuto sostituire un altra opera dello Spagnoletto andata distrutta durante il famoso incendio .  Sulla parete di sinistra, troviamo un’opera di Giovan Bernardo Azzolino ( la Santissima Trinità e Santi)  .

Nel presbiterio sono presenti numerosi splendidi affreschi che narrano di storie sacre .
La cappella destra del presbiterio,e’  dedicata a San Francesco Borgia e conserva il dipinto del Santo mentre quella  a sinistra, e’ invece, è dedicata al Crocifisso che si trova sull’altare .

Da ammirare  la balaustra intarsiata con i Simboli della Passione, rifinita da Dioniso Lazzari.

Nella prima cappella della navata destra c’è una grande statua di bronzo con un lungo camice ed uno stetoscopio al collo e con la mano protesa in avanti in segno di saluto . La statua è quella di Giuseppe Moscati , il medico santo vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 che dedicà la sua vita alla carità , e all’assistenza dei malati , sopratutto nei quartieri più poveri e abbandonati della città , curandoli gratuitamente ed anche aiutandoli economicamente.
Quì riposano linfatti le sue spoglie mortali sotto l ‘altare della cappella della Visitazione , così detta per la famosa pala dipinta da Massimo Stanzione.
All’interno della chiesa e’ stato ricreato nell’ala destra una suggestiva rappresentazione degli ambienti dove teneva studio il dottor Moscati che vale la pena vedere.

 

CURIOSITA’: Il collegio che istituirono in sede i gesuiti fu immediatamente dotato di rendite in quanto poteva contare su diversi benefattori . Esso reso bellissimo dai gesuiti divenne l’istituto di scelta per l’educazione dei giovani di nascita aristocratica e alto borghese. L’istituto divenne  quindi fin da primo momento ,un importante luogo di formazione per i giovani rampolli della nobiltà napoletana . Esso era considerato una vera e propria università per i giovani di nascita arostocratica e alto borghese ed i gesuiti vennero in città  considerati i veri specialisti per l’educazione e la formazione della nuova classe dirigente.

Nella seconda metà del settecento però le cose incominciarono a cambiare ( 1767 ) . Il Tanucci  nella sua politica anti -clericale ,nonostante la forte opposizione fatta da  principe di San Nicandro , che  godeva dei favori del re e vantava un grosso credito nei confronti dello stato borbonico , iniziò  una rigorosa politica riformatrice che portò all’espulsione dei gesuiti dal regno e alla confisca  dei loro beni.  La chiesa fu affidata ai francescani di Santa Croce e della Trinità che la ribattezzarono Trinità Maggiore

 Tanucci fece infatti arrestare quasi seimila gesuiti. E, dopo averli imbarcati a Pozzuoli su delle imbarcazioni sgangherate, li spedì  seguendo l’esempio di Carlo III nel porto di  Civitavecchia dove accolti da  Clemente XIII fu loro assegnato  un piccolo sostegno, bastante a non farli morire di fame e trascorrere  in miseria il resto della loro esistenza.

CURIOSITA’ . Viene naturale chiedersi per qual motivo i seguaci di Sant’Ignazio di Loyola furono cacciati dal Portogallo, dalla Spagna, da Napoli, dalla Francia, da Parma e da Malta. La risposta è semplice.: I gesuiti erano diventati molto potenti ed enormemente ricchi. I loro beni facevano gola a tutti. Coi soldi, i terreni e gli immobili sequestrati ai gesuiti Tanucci rimise in sesto le finanze dello regno.. Tutte le entrate dei vari episcopati a abbazie affluirono alla corona, conventi e monasteri superflui vennero soppressi, le decime abolite e nuove acquisizioni di proprietà da parte delle istituzioni ecclesiastiche tramite la manomorta  vietate.

Ma la battaglia contro i diritti clericali da parte del Tanucci non finiva quì . Egli infatti abolì la famosa chinea , cioè il tributo annuale che i re di Napoli versavano al papa come segno del loro  vassallaggio presente  sin dal tempo di Carlo d’Angiò e decretò che  la pubblicazione delle bolle papali necessitavano sotto il suo governo della previa autorizzazione reale (il cosiddetto exequatur) aggiungendo che da quel momento in poi  le concessioni non si considerarono più eterne.  Le nomine vescovili nel Regno avvenivano per  mano del sovrano ( era lui a raccomandare il nome ) . Gli appelli a Roma vennero in generali  proibiti  e possibili talvolta solo con  l’assenso del re.  il matrimonio venne sottratto alla chiesa e dichiarato un contratto civile.

Il papa Clemente XIII  ovviamente reagì  a tutto questo scomunicando il Tanucci che reagì occupando immediatamente le enclave pontificie nel territorio di  Napoli , Benevento e Pontecorvo , che vennero restituite alla Santa Sede solo dopo la soppressione della Compagnia di Gesù .L’espulsione dal Regno dei Gesuiti e  la confisca del loro patrimonio economico e terriero (nella sola Sicilia si trattava di 40.000 ettari di terreni coltivati in vario modo) , influenzò molto la politica del Tanucci. Su consiglio di Antonio Genovesi (economista di grande prestigio dell’università napoletana) egli scelse  riguardo ai beni immobili agricoli, di non acquisirli al regio demanio ma di parcellizzarli e concederli in uso ai contadini. Questa fu una grande riforma e vista l’enormità dei beni gesuitici in Sicilia ebbe sopratutto nell’isola un peso notevolissimo.

I Gesuiti inoltre gestivano la quasi  totalità delle scuole e dei collegi, ( oltre a  chiese e  biblioteche ) e l’istruzione  dei giovani napoletani era sempre stata una loro pecularietà e la  chiusura delle case e collegi gesuitici implicò quindi  che decine di migliaia di studenti si trovassero di colpo senza scuole e senza professori. La loro espulsione  portò  di conseguenza  finalmente all’istituzione di una scuola pubblica .Lo Stato si appropriò delle strutture ma stavolta  non delegò l’insegnamento ad altri ordini religiosi e al contrario creò un corpo docente costituito da laici che potevano accedere all’insegnamento solo per concorso e senza conflitto d’interesse ( in tal modo  un canonico ad esempio, anche se preparato non poteva contemporaneamente ricoprire l’incarico di insegnante e di canonico ). Si crearono inoltre biblioteche pubbliche precedentemente gestite solo dal corpo clericale e l’Università laica di Palermo . Ovviamente non mancarono le proteste dei vescovi contro i nuovi insegnamenti nelle scuole a seguito dell’espulsione dei Gesuiti  ma queste vennero liquidate dal Tanucci “come non valide “.

Quando il nemico Tanucci finì di esistere , i gesuiti , dopo alterne vicende , il 30 luglio del 1804 ebbero ristabilito a Napoli ed in Sicilia , graziea Pio VII , la loro compagnia ma vennero di nuovo poi espulsi durante il decennio francese.

Rientrati in possesso dei loro beni nel 1821 furono di nuovo allontanati durante i moti del 1848 e di nuovo nel 1860 .Dopo lunghe vicende nel 1900 i Gesuiti riuscirono ad ottenere di nuovo la chiesa ed una parte dell’antica casa professa dove ancora oggi vivono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La facciata è caratterizzata da bugne di piperno di forma piramidale con la punta rivolta verso chi guarda. Le bugne presentano sui lati delle incisioni particolari  di un misterioso alfabeto.

Sembra che sull’edificio gravava un maleficio che perseguitò i suoi occupanti dovuta proprio a i segni sulle buglie .

Roberto Sanseverino ,principe di Salerno quando nel 1740 ordinò a Novellino di San Lucano la costruzione della Trinità Maggiore, cioè la Chiesa del Gesù Nuovo per tenere lontano le forze malefiche, ordinò che le punte fossero rivolte verso l’esterno mentre invece i maestri pipernai abbiano disposto in modo scorretto le pietre.( punte rivolte all’interno in alcuni tratti ).

Per questo le energie positive si sarebbero trasformate in negative, attirando sul palazzo numerose sciagure (l’ultima, durante la seconda guerra mondiale, con la caduta di una bomba proprio sul soffitto della navata che però, miracolosamente, non esplose).


Il Sanseverino ,che era anche un esperto alchimista ,avrebbe indicato nei dettagli dove posizionare le pietre che, prima di essere lavorate, venivano “irrorate” di magia positiva dal lato utile.
Secondo una leggenda  non sarebbe stata l’ignoranza dei maestri pipernieri, a costruire  il bugnato impilando le rocce al contrario ( In tal modo gli influssi negativi sarebbero entrati nell’edificio e quelli positivi sarebbero sfociati all’esterno) in quanto essi erano abili  conoscitori dell’alchimia e dell’esoterismo ( lo stesso Roberto Sanseverino li aveva chiamati a corte perché conoscitori della magia) e quindi non si sarebbe trattato di un errore così grossolano ma di un ” errore ” diciamo voluto in quanto si sospetta che questi furono corrotti dai nemici del nobile.

Sarà vero o no , ma  sta di fatto che nei secoli il Gesù Nuovo è stato afflitto da numerosi malefici. I problemi di proprietà, ad esempio: il figlio di Roberto Sanseverino, Antonello, ricevuto il palazzo in eredità, fu allontanato dal regno a causa di contrasti con gli Aragonesi; anche Ferrante Sanseverino, l’ultimo principe di Salerno, fu allontanato dal re Filippo II; la Compagnia dei Gesuiti, che acquistò il palazzo dallo stesso Filippo II, fu successivamente allontanata come Ordine.
Ma anche le numerose confische dei beni ai Sanseverino, la completa distruzione di un’ala del palazzo, gli innumerevoli crolli della cupola e il successivo incendio della chiesa.
Tutto sta che dell’originario palazzo resta oggi solo la struttura del basamento e la facciata in bugnato a punta di diamante.

Ultimamente si è ipotizzato un nuovo significato dei simboli sul bugnato: non si tratterebbe di magia, ma più semplicemente di uno spartito musicale , scritto in lettere aramaiche, in totale sette lettere, da leggersi al contrario: dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra.

Quindi quei segni sulla facciata della chiesa del Gesù Nuovo ,non sono altri che un pentagramma  scritto in aramaico ( l’aramaico era la lingua parlata da Gesù). L’uso di segni che componevano una musica non era inusuale negli anni del tardo umanesimo e gli stessi Sanseverino fecero incidere dei simboli musicali nel loro palazzo a Lauro di Nola

 


Dopo numerosi studi è stato stabilito che si tratta di musica rinascimentale che segue i canoni gregoriani la cui riscrittura ha portato alla composizione di un concerto il cui sogno è quello di eseguirla in pubblico proprio al Gesù Nuovo.
Il concerto è stato intitolato «Enigma», ed è stato trascritto per organo, invece che per strumenti a plettro.

CURIOSITA’ : La facciata della chiesa è stata rappresentata sulla terza serie della banconota da 10000 lire .

L’edificio che vediamo sulla sinistra della chiesa , ospita attualmente due istituti scolastici ( liceo Antonio Genovesi e istituto compensivo Oberdan – Foscolo ) . Esso , anche se si presenta in forme tardo ottocentesche fu costruito  in realta contemporaneamente alla chiesa per ospitare le congregazioni dei laici che praticavano , sotto la guida dei Padri , esercizi spirituali . Oggi dell’antico edificio nel suo interno rimangono e possiamo ammirare gli oratori delle congregazioni dei cavalieri o dei nobili con annessa sagrestia ( oggi adibita  ad aula magna e atrioingresso dell’istituto ) , l’oratorio degli artigiani ( poi delle Dame ) e oggi biblioteca del liceo ed infine l’oratorio dei dottori ( ora sal Valeriano ) . In questi locali possiamo ammirare gli affreschi di Giovan Battista Caracciolo, Giovanni Lanfranco e Belisario Corenzio .

L’edificio a destra della chiesa era invece la casa professa della Compagnia ( oggi liceo Pimental Fonseca ) , Di essa rimangono oggi , oltre al portale dell’ingresso principale , le due corti porticate ( una piccola ed una grande dove è presente un pozzo seicentesco ) ed una bellissima biblioteca monumentale a cui si accede attraverso un imponente portale marmoreo .

facciata

 

 

 

 

 

 

 

Sono inoltre meritevoli di essere visti il magnifico arredo ligneo realizzato nel 1730 da Cristoforo Schor , l’elegante balaustra di grande effetto decorativo ed il bellissimo pavimento maroreo bianco decorato con tarsie di marmi policroni , nonchè alcuni affreschi di Antonio Sarnelli che decorano questo piccolo gioiello settecentesco .

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